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Dopo un’estate torrida, che ha costretto tutti gli operatori del settore sicurezza a rivedere le misure di prevenzione per mitigare il rischio legato allo stress termico di quanti svolgevano attività all’aperto, mi è stata di recente posta la domanda da cui trae origine il presente approfondimento: esiste un rischio lavorativo correlato al rientro al lavoro dopo un periodo di vacanza?

La risposta alla domanda mi è sembrata apparentemente semplice, ma in realtà l’analisi è più complessa di quanto possa apparire.

È infatti evidente che se si analizza tecnicamente il rischio, a parità di procedure operative, di mansioni e di utilizzo attrezzature, questo non varia a seconda del periodo dell’anno di riferimento, sicchè, immaginare di prendere le mosse da un’analisi tecnica dei singoli rischi non produrrebbe alcuna utile considerazione.

Per rispondere alla domanda occorre, invece, prendere le mosse dal c.d. fattore umano, ovverosia dalla predisposizione naturale del lavoratore a concorrere all’infortunio per ragioni legate al suo approccio alla prestazione lavorativa.

Non è un caso che le statistiche confermino una tendenza all’aumento degli infortuni sul lavoro nei periodi dell’anno subito successivi a prolungati periodi di ferie, di vacanza o comunque di inattività.

L’esperienza ci impone di considerare la superficialità, la fretta, la stanchezza e la distrazione del singolo lavoratore quali concause, più o meno determinanti, nella eziologia di ogni evento infortunistico.

Corollario di tale assunto è che, al termine di un periodo di relax dovuto a vacanze o ferie, il lavoratore che rientra in servizio dopo aver cambiato le proprie abitudini quotidiane e che deve ancora riadattarsi alla consuetudine lavorativa, rischia di essere meno predisposto alla percezione del pericolo.

In altri termini, qualora si rientri dalle vacanze eccessivamente rilassati o magari troppo stanchi, esiste la possibilità che l’improvviso ritorno alla ordinarietà della prestazione lavorativa, lasci poco percepibili gli allert di pericolo che, a pieno regime, il lavoratore individua con maggiore facilità.

Distrazione, superficialità, fretta e stanchezza, che come sopra ricordato sono già concause ordinarie nella maggior parte degli infortuni, dopo un periodo prolungato di assenza dal lavoro possono essere elementi ancor più determinanti nella causazione di un evento infortunistico.

Da tale consapevolezza deriva inevitabilmente un secondo interrogativo: quali azioni possono essere messe in atto per mitigare il rischio di un aumento degli infortuni sul lavoro?

In proposito è evidente che, se il rischio tecnico è invariato, ma ad essere variata è la componente umana, sarà su di essa che si dovrà agire.

A mio parere, il modo migliore di affrontare la questione è discuterne direttamente con i lavoratori, magari organizzando una apposita breve riunione nella quale l’azienda, per esempio tramite il Capo turno o il Capo reparto, tramite il RSPP (a maggior ragione se interno) o tramite il HSE, anche con incontri ripetuti di piccoli gruppi di lavoratori, rappresenti il rischio che dopo una pausa si possa più facilmente incorrere in eventi infortunistici per le ragioni sopra trattate.

L’azienda potrebbe anche organizzare un breve incontro formativo per rispolverare quali sono i rischi, quali le procedure da seguire e quali i dispositivi di protezione da indossare, il tutto tentando di coinvolgere il più possibile i lavoratori in un confronto diretto e chiaro.

Laddove ciò non sia possibile si potrebbe anche immaginare, seppur certamente con minor impatto, di affiggere degli appositi avvisi o di veicolare delle brevi circolari, magari con delle immagini o dei filmati, di modo da sollecitare una maggiore attenzione dei lavoratori.

In altri termini, concludendo, in questo periodo dell’anno, qualunque attività informativa o formativa organizzata dal datore di lavoro ha una enorme utilità marginale poiché l’azienda, in poco tempo e senza alcuna spesa, può intervenire direttamente sul c.d. fattore umano, risvegliando la sensibilità dei diretti interessati e riducendo il margine probabilistico di un infortunio sul lavoro.

 

AREA LEGALEavv. Federico Lentini

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